Non lo so..ho appena finito di leggere “Il posto che cercavo” di Nicholas Sparcks e l’ho trovato dolce da dare la nausea. ( la trama si può leggere qui)
Bella storia, per carità: io amo i lieti fini. Li adoro.
E credo che ciascuno di noi abbia diritto al proprio…ma cosa si impara da questi romanzetti? Niente. C’è uno schema che si ripete: A incontra B , si attraggono ma non ammetterebbero mai l’un l’altro la reciproca attrazione, quindi inizia una specie di gioco della seduzione ( ivi comprese schermaglie e frecciatine cattive) e a quel punto entrano in gioco un personaggio C e anche D, con mire su A o su B .
Ma i due protagonisti, che per vari motivi sono stati messi alla prova dalla vita, si sono così innamorati da non riuscire a star l’uno senza l’altra e nel giro di una settimana o giù di lì tutto si risolve… “e vissero felici e contenti!”( in questo libro lei è addirittura incinta e lui è felice della cosa!!!)
Ecco. A me sti libri fanno arrabbiare di brutto! Tutto un- pucci pucci- picci -picci.
E' tutto così facile e così veloce che in tre giorni si passa dall’innamoramento all’amore.
………….. tre giorni santo Cielo!
Persino il latte che ho nel frigo ci mette di più per scadere!
Non nego che sia facile e istantaneo innamorarsi o farsi prendere dalla passione, ma amare davvero è più impegnativo e complesso.
La realtà è più dura. Parecchio di più. Anche se, alla fine, sarebbe davvero bello trovare in quattro e quattr’otto la persona che fa per noi.
Oh.. non posso fare a meno di ripensare alla velocità del finale, alla velocità della scrittura. Anche i romanzi si stanno velocizzando nella società del qui-e –subito?
Sembra una storia da soap opera, un po’ di serie b.
Una favoletta senza pretese.
O io sto diventando più esigente nei confronti del testo.
Non mi accontento più di narrazioni che si fermano dove inizia davvero il percorso,non più.
Mi sa che sto invecchiando.
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